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NOTA PER IL
LETTORE
Tempo fa uno
sconosciuto mi chiese di fare l’amore. Non usò propriamente
l’espressione “fare l’amore”, si servì anzi di una nota
metafora domestica. La sua proposta era comunque chiara. Compresi
allora che le mie possibilità di acchiappare erano di colpo
raddoppiate. Non solo avrei continuato a correre (per lo più
inutilmente) dietro alle gonnelle, ma quelle gonnelle avrei potuto
metterle io stesso facendomi a mia volta rincorrere da nerboruti e
irsuti individui di sesso maschile. Lì per lì sintetizzai le mie
motivazioni con un deciso e virile “no!”. Non dissi altro e gli
voltai (per modo di dire) le spalle ...
Combattuto tra i
dubbi della coscienza e la perplessità della scelta di fronte ad una
proposta tanto viziosa dell’esistenza, orgogliosamente genitale, e
non di meno provocatoria nei confronti di un secolarizzato
indottrinamento ideologico che è stato capace di fare
dell’infelicità una virtù, anche il lettore più disponibile
sarà
forse tentato di assestarsi su una posizione conservatrice
sentenziando che è “contronatura”, e ... magari anche di
prendere moglie. Niente di male. Vorrei però ricordargli che la
discriminante ecologica non è mai sostanziale, e che il concetto di
“natura” è molto spesso un comodo alibi, peraltro
infondato. Perché, al di là del facile stereotipo, i gay la natura
la amano eccome, come e più di altri; la amano anzi così tanto da
volerla amare talvolta anche contro natura.
A dissuaderlo
dall’intento malsano di convolare a nozze dovrebbe poi bastare una
considerazione di tipo logico (deducibile nientemeno da santo
Anselmo), semplicemente meditando sul fatto che se la moglie fosse
una cosa buona, Dio probabilmente ne avrebbe una.
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