CRONACHE DALL'EPIGASTRIO
(memorie dalla pancia)
Per
il titolo avevo pensato a "Memorie dal sottosuolo", ma
pare che qualcuno l'abbia già usato. Ho ripiegato su "Cronache
dall'epigastrio", anche perché non era mia intenzione discutere
di inconscio, pensiero o anima. Il mio sottosuolo si trova nella
pancia e il libro racconta appunto le sue cronache. Non amo i
totalitarsmi dell'Io e le sue aberrazioni metafisiche. Esiste
qualcosa fuori di me e questa cosa la chiamo reale. Mi hanno
insegnato che questo altro da me sia la realtà, e mi piace. Mi piace
perché mi colloca, mi definisce, mi dimensiona nella cosa. E mi fa
sentire vivo. Se esiste qualcosa, la sua esistenza si conferma non in
una relazione col mio percepirla, ma indipendentemente da quello che
sono. Non ho un Io tautologico, non mi va di delirare in termini
idealistici e penso che la verità non necessiti della mia
presenza. Sono certo che possa fare a meno della mia ontologia. Non
sono un metafisico e la veritas (come) est adaequatio rei et
intellectus (la verità come l'adeguatezza o corrispondenza della
cosa e dell'intelletto) mi pare una forma di delirio. E così guardo
alle cose e per lo più mi piacciono, le spoglio e le scopro ogni
giorno. E ogni giorno mi sembrano meravigliose.
CRONACHE DALL'EPIGASTRIO, al link
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